Rassegna stampa

FORUM INTERNAZIONALE


Territori in Rete per lo Sviluppo Umano

 

Foligno, 17 giugno. Con l’appuntamento alla Quarta Conferenza mondiale sull’efficacia degli aiuti, che si terrà a Busan (Corea del Sud) dal 29 novembre al 1 dicembre 2011, si è chiuso oggi a Foligno il Forum Internazionale «Territori in rete per lo sviluppo umano. Strumenti e pratiche innovative della cooperazione decentrata».

Il Forum, che ha aperto i suoi lavori il 15 giugno, è stato promosso dal Fondo Enti locali per la cooperazione decentrata e lo sviluppo umano sostenibile (FELCOS Umbria) e dall’Iniziativa ART del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP).
Per tre giorni rappresentanti delegazioni e rappresentanti di istituzioni locali di Indonesia, Libano, Bolivia, Sri Lanka, Spagna, Marocco, hanno discusso con i loro colleghi italiani e con i rappresentanti di istituzioni internazionali (UE, UNDP) sulle prospettive della cooperazione territoriale, sulle migliori forme organizzative ed operative degli enti locali e dei territori e sul loro rapporto con le regioni, i governi nazionali, l’Unione europea e gli organismi internazionali.
Il Forum di Foligno è stato l’ultima tappa di un percorso partito da Barcellona (Spagna), passato da Dakar (Senegal) e Medellìn (Colombia) per raccogliere i messaggi chiave che i territori del sud e del nord del mondo coinvolti nelle iniziative di cooperazione decentrata intendono trasmettere Conferenza di Busan.
«A Busan possiamo portare innanzi tutto il nostro metodo di lavoro - ha detto Joseph Flagiello, presidente di Felcos Umbria nell’intervento che ha concluso il Forum - Cioè il fatto che la cooperazione decentrata nella sua articolazione territoriale, istituzionale e sociale è uno dei luoghi da cui valutare l’efficacia degli aiuti».
La convinzione di questo ruolo essenziale nasce, ha spiegato Flagiello nel suo intervento, da diversi elementi: «In questi giorni di lavoro abbiamo innanzi tutto mostrato come la cooperazione decentrata sia un ambito di analisi collettiva e condivisa. Dai racconti dei nostri partner e ospiti stranieri abbiamo potuto capire come, al contrario di altri ambiti di cooperazione internazionale, per i nostri interventi ci sia un lavoro di continua revisione, valutazione, riflessione. Questo lavoro deriva - ha proseguito Flagiello - da altre due caratteristiche essenziali della cooperazione decentrata, ovvero il fatto che sia basata su un dialogo da popolo a popolo, diretto, e che le istituzioni locali e gli attori sociali territoriali che la promuovono sono a diretto e immediato contatto con i cittadini».
«Da ciò deriva anche - ha spiegato Flagiello - il legame chiaro ed evidente tra la capacità di promuovere la cooperazione decentrata e il rafforzamento dei processi di decentramento amministrativo, tanto nel nord quanto nel sud del mondo. Un processo che chiama in causa il terzo elemento essenziale emerso dai lavori di questi giorni: il coordinamento».
Il presidente di Felcos Umbria ha spiegato che «il coordinamento non deve avvenire a discapito dell’autonomia dei singoli enti locali, perché deve rispettare il fatto che ciascun progetto di cooperazione decentrata nasce da un bisogno dei territori che lo promuovono e che anzi investono anche nella cooperazione per acquisire conoscenze, esperienze, professionalità, capacità amministrative e di governance, senza rinunciare, grazie all’approccio multilaterale, al confronto con la complessità delle società contemporanee. Allo stesso tempo però - ha fatto notare Flagiello - Non si può pensare che gli attori della cooperazione decentrata agiscano senza tenere conto, anche criticamente, del quadro strategico sia nazionale che europeo e internazionale».
«Da questo Forum di Foligno sono uscite alcune indicazioni molto interessanti per il nostro lavoro come Nazioni Unite - ha detto Giovanni Camilleri, direttore dell’Iniziativa ART dell’UNDP - La prima è che c’è una condivisione convinta tra i soggetti istituzionali, economici e sociali attivi nei territori per la cooperazione decentrata sul fatto che la cooperazione legata al solo paradigma della solidarietà non basta più. Tanto nel sud quanto nel nord del mondo i cittadini affrontano problemi le cui cause sono lontanissime e possono essere affrontate solo con il dialogo tra i territori e con un approccio multilaterale. Il secondo punto importante - prosegue Camilleri - E’ il fatto che questa nuova logica di cooperazione ha bisogno di strumenti nuovi, che ne seguano e valorizzino i punti di forza. Su questo punto credo che siamo sulla strada giusta anche se molto lavoro rimane da fare.»

«Il terzo punto emerso dai lavori di questi giorni - aggiunge Camilleri - E’ che il coordinamento tra soggetti diversi è un imperativo assoluto. Nessuno può più pensare di fare cooperazione paracadutando progetti e programmi senza tenere conto di quello che già esiste e si muove su un determinato tema e in un determinato territorio. Nessuno, specialmente in tempi di tagli e risorse scarse, può pensare di essere autosufficiente. Da questo punto di vista, il valore aggiunto della cooperazione decentrata e territoriale è proprio la sua capacità di non pensare solo al reperimento di fondi, che naturalmente rimangono una questione essenziale, ma di porsi nell’ottica di uno scambio di esperienze che serva anche a migliorare l’efficacia dei processi e delle pratiche di cooperazione».
«Per quanto riguarda il sistema delle Nazioni Unite, infine - conclude Camilleri - Dalla cooperazione decentrata e dall’azione dei territori stiamo imparando a essere più pragmatici ed operativi. L’azione internazionale di soggetti istituzionali e sociali territoriali è per noi uno stimolo permanente a migliorare la nostra azione a tutti i livelli».

 

http://www.welfarecremonanetwork.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2382:forum-a-busan-corea-del-sud&catid=123:dai-continenti&Itemid=158


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